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AI Act: approvato dal Parlamento Europeo il testo finale del Regolamento in materia di intelligenza artificiale

In data 13 marzo 2024 il Parlamento Europeo ha approvato, a larga maggioranza, il testo definitivo del Regolamento Europeo sull’intelligenza artificiale (cd. AI Act), la prima normativa al mondo che mira a disciplinare in modo organico il settore degli agenti intelligenti. Il Regolamento – che attende ora l’approvazione finale del Consiglio e la revisione dei giuristi-linguisti – dovrebbe essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea entro la fine dell’attuale legislatura, per entrare in vigore nel 2026, eccezion fatta per i divieti relativi alle pratiche vietate che si applicheranno a partire da sei mesi successivi, ai codici di buone pratiche (nove mesi dopo) e alle norme sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (dodici mesi dopo) e gli obblighi per i sistemi ad alto rischio (trentasei mesi dopo).

In generale, il Regolamento si fonda sul cd. risk based approach ossia sull’individuazione di diversi profili di rischio a seconda delle differenti tipologie di sistemi di A.I., si pone l’obiettivo di realizzare un bilanciamento tra innovazione e protezione, concentrandosi sulle applicazioni con il maggior potenziale di danno per l’essere umano, individuando specifiche misure a seconda dei casi e mantenendo quali capisaldi trasparenza, affidabilità e human accountability.

A questo scopo, i criteri di classificazione del rischio – inteso come eventualità di un danno arrecato a un determinato settore o interesse tutelato dalla legislazione – prevedono tre possibili impatti nei diritti fondamentali: basso o minimo, alto ed inaccettabile. In particolare, i sistemi di A.I. che determinano un rischio inaccettabile sulla sicurezza, i mezzi di sussistenza ed i diritti delle persone sono assolutamente vietati, così come parimenti vietata è l’immissione sul mercato, la messa in servizio di sistemi atti ad operare la manipolazione comportamentale cognitiva (mediante tecniche subliminali e comunque ingannevoli) o lo sfruttamento delle vulnerabilità; la categorizzazione o l’identificazione biometrica da remoto ed «in tempo reale», in spazi accessibili al pubblico (con cui l’algoritmo è uno strumento di rilevazione a distanza delle persone fisiche mediante il confronto di dati biometrici detenuti all’interno di dataset mondiali, con l’unica eccezione delle situazioni di minaccia di attacco terroristico, ricerca di vittime di reati gravi o prosecuzione di seri crimini associativi); lo scraping non mirato delle immagini facciali da internet o da filmati di telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale; il riconoscimento delle emozioni sul luogo di lavoro e negli istituti scolastici (eccetto per motivi medici o di sicurezza, come il monitoraggio dei livelli di stanchezza di un pilota); il social scoring (per attribuire l’affidabilità di un gruppo di persone), la categorizzazione biometrica per dedurre dati sensibili (come ad esempio, quelli sanitari, l’orientamento sessuale o religioso). Al contrario, i sistemi ad alto rischio sono sistemi che possono potenzialmente avere ripercussioni negative sulla sicurezza delle persone o sui loro diritti fondamentali (così come disciplinati nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE), ma che superano un attento vaglio di conformità ai requisiti obbligatori dell’affidabilità, determinata in termini di accuratezza, robustezza, trasparenza e tracciabilità. tra i sistemi ad alto rischio rientrano quelli di identificazione biometrica remota (al di fuori delle categorie vietate); quelli utilizzati come componenti di sicurezza nella gestione e nel funzionamento delle infrastrutture critiche digitali, nel traffico stradale delle nuove smart roads, nonchè quelli relativi alla valutazione dell’occupazione, la gestione dei lavoratori e l’accesso al lavoro autonomo. Infine, troviamo i sistemi di A.I. a rischio minimo (come videogiochi o filtri spam) saranno esenti da obblighi, ferma restando il dovere di rispetto dei diritti fondamentali. 

Al contempo, consapevole dell’impossibilità di fermare il progresso, l’AI Act subordina la distribuzione e l’utilizzo dei sistemi IA ad alto rischio a una serie di controlli ex ante aventi ad oggetto il rispetto dei requisiti stabiliti dalla legge per ottenere l’accesso al mercato dell’Unione Europea.

Il controllo sulla regolamentazione di questi sistemi sarà attribuito all’Ufficio per l’Intelligenza artificiale, presso la Commissione, il cui personale sarà supportato da un gruppo di ricerca scientifico composto dai più alti esperti indipendenti. Accanto all’Ufficio per l’IA., verranno costituiti un Comitato composto dai rappresentanti degli Stati membri che fungerà da raccordo e coordinamento con l’Unione in qualità di organo consultivo della Commissione, e un forum consultivo formato da stakeholders come, ad esempio, grandi aziende europee del settore, PMI, Startup, mondo accademico, studiosi ed esperti della materia.

Per rendere cogente la normativa prevista nel Regolamento, è altresì previsto uno specifico apparato sanzionatorio, con sanzioni pecuniarie quantificate anche sul fatturato annuo globale nell’esercizio finanziario precedente: 35 milioni di euro, o il 7%, per le violazioni relative ad applicazioni di A.I. vietate, 15 milioni di euro o il 3% per violazioni degli obblighi del regolamento sull’A.I. e 7,5 milioni di euro o l’1,5% per la fornitura di informazioni inesatte, somme non certo irrisorie, anche per le più virtuose e floride società europee. (S.T. e A.B.)

Il comunicato stampa è disponibile al seguente link, mentre il testo approvato nella versione italiana – in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – è reperibile qui

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tarantino@studiopicotti.com

Simone Tarantino

Dottore magistrale in Giurisprudenza con laurea conseguita presso l’Università degli Studi di Verona, discutendo una tesi in diritto penale applicato alle nuove tecnologie ed all’Intelligenza artificiale, intitolata: “Nuovi profili di responsabilità penale per l’uso di sistemi di intelligenza artificiale: il paradigma della circolazione stradale”, approfondita anche in un articolo in fase di pubblicazione.

Dal novembre 2022 è praticante avvocato presso il Foro di Verona, abilitato al patrocinio sostitutivo dal settembre 2023, si occupa prevalentemente di diritto penale.

rosamaria.vadala@univr.it

Rosa Maria Vadalà

Ricercatrice in diritto penale presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Verona con incarichi di docenza nei corsi d’insegnamento “Diritto penale dell’impresa e del mercato”, “Diritto penale comparato” e “Cybercrime”. Sempre presso la stessa Università ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in “Diritto ed Economia dell’Impresa. Discipline interne ed internazionali” ed è stata altresì assegnista di ricerca sul tema “Nuove tecnologie e reati in materia economicofinanziaria: dal cyberlaundering alle frodi negli strumenti di pagamento elettronici e nell’accesso del credito”, del Centro IUSTec del Dipartimento di Scienze Giuridiche.

Da Gennaio 2013 a Dicembre 2021 è stato, inoltre, Avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati di Verona.

Ha trascorsi periodi di ricerca presso il Max Planck Institute for the Study of Crime, Security and Law e il centro Crimina dell’Università Miguel Hernandez di Elche. È autrice della monografia “La tutela penale della sicurezza degli scambi economici digitali” (ebook-cod. ISBN 9788899957025) e di numerosi saggi ed interventi convegnistici su vari temi relativi alla criminalità economica ed informatica, con attenzione particolare alla Software Security, alle sfide sollevate dalle nuove tecnologie, quali Blockchain, IoT e IoE, e dall’Intelligenza Artificiale implementata nei contesti della sicurezza e mobilità urbana. Per informazioni più complete si rimanda alla seguente pagina istituzionale:

https://www.dsg.univr.it/?ent=persona&id=8384&lang=it#tab-presentazione

marco.mattia@univr.it

Marco Mattia

Dott. Marco Mattia, dottorando in diritto penale presso l’Università di Verona sul tema di ricerca dei risvolti penalistici sottesi alla disinformazione digitale e al fenomeno della diffusione di fake news in rete. Autore di diverse pubblicazioni e interventi sulle seguenti tematiche: causalità, teorie dell’imputazione e interazioni psichiche nel diritto penale; reati contro la persona; rapporti tra diritto penale e nuove tecnologie; settarismi digitali e condizionamenti psichici nel cyberspace.

Dottorando di ricerca in diritto penale in presso l’Università di Verona, con progetto di ricerca dal titolo: «La rilevanza dei fattori psico-emotivi all'interno del moderno sistema dell'imputazione penale, con riferimento alle recenti questioni poste dalle Intelligenze Artificiali. Una nuova prospettiva meta-teorica del diritto penale?». Già collaboratore e cultore della materia presso le cattedre di diritto penale dell’Università del Salento e dell’Università di Bergamo. Autore di diverse pubblicazioni di diritto penale sui seguenti temi di ricerca: causalità, teorie dell’imputazione e interazioni psichiche nel diritto penale; reati contro la persona; rapporti tra diritto penale e nuove tecnologie; risvolti penali della disinformazione digitale e del discorso d’odio. Ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense nell’ottobre 2022. Per il curriculum completo si rimanda al sito istituzionale dell’Università di Verona.

alice.baccin@univr.it

Alice Baccin

Dottoranda di ricerca in diritto penale presso l’Università di Verona con un progetto di tesi intitolato «Algoritmizzazione dei mercati finanziari, abusi di mercato e criteri di imputazione penale all’epoca delle strategie High-frequency trading». Dopo la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Padova nel 2019, ha avviato la propria collaborazione in qualità di cultrice della materia per le cattedre di Diritto Penale 2, Diritto Penale Commerciale e Diritto Penale, Robotica e intelligenza artificiale presso la medesima Università, prima di intraprendere il percorso dottorale nel 2021. Svolge altresì la professione di avvocato presso il Foro di Milano occupandosi principalmente di diritto penale d’impresa. Nell’ambito del percorso di dottorato ha trascorso un soggiorno all’estero in qualità di Visiting Research Student presso il King’s College di Londra.

I suoi interessi di ricerca si concentrano, in prevalenza, sul diritto penale dell’economia e sul rapporto tra sviluppo tecnologico e criminalità d’impresa.

Per l’elenco delle pubblicazioni si rinvia al sito istituzionale dell’Università di Verona: https://www.dsg.univr.it/?ent=persona&id=71503

beatrice.panattoni@univr.it

Beatrice Panattoni

È attualmente assegnista di ricerca in diritto penale presso l’Università di Verona. Ha conseguito il dottorato di ricerca e il titolo di Doctor Europaeus in scienze giuridiche europee ed internazionali a luglio 2022 presso la stessa Università. Membro dei Young Penalists dell’Association International de Droit Pénal (AIDP), nell’ambito della quale ha partecipato a diversi lavori. Negli anni ha svolto diversi periodi di ricerca all’estero, presso l’Università di Freiburg im Breisgau, Germania, e presso il Max Planck Institute for the Study of Crime, Security and Law. Le linee della sua ricerca si concentrano sull’intersezione tra il diritto penale e le sfide aperte dalla rivoluzione digitale. È co-curatrice assieme al prof. Lorenzo Picotti del fascicolo monografico n. 1/2023 della Revue Internationale de Droit Pénal su “Traditional Criminal Law Categories and AI: Crisis or Palingenesis?”. È autrice di diversi saggi scientifici dedicati allo studio dei rapporti tra diritto penale e tecnologie digitali, in specie inerenti alla responsabilità penale delle piattaforme online, ai profili penali legati all’Intelligenza Artificiale, nonché alle aggressioni sessuali realizzate in rete. Per i prodotti della ricerca si rimanda al sito istituzionale.

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Dottore magistrale in Giurisprudenza con laurea conseguita presso l’Università degli Studi di Verona, discutendo una tesi in diritto penale applicato alle nuove tecnologie ed all’Intelligenza artificiale, intitolata: “Nuovi profili di responsabilità penale per l’uso di sistemi di intelligenza artificiale: il paradigma della circolazione stradale”, approfondita anche in un articolo in fase di pubblicazione.

Dal novembre 2022 è praticante avvocato presso il Foro di Verona, abilitato al patrocinio sostitutivo dal settembre 2023, si occupa prevalentemente di diritto penale.

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Rosa Maria Vadalà

Ricercatrice in diritto penale presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Verona con incarichi di docenza nei corsi d’insegnamento “Diritto penale dell’impresa e del mercato”, “Diritto penale comparato” e “Cybercrime”. Sempre presso la stessa Università ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in “Diritto ed Economia dell’Impresa. Discipline interne ed internazionali” ed è stata altresì assegnista di ricerca sul tema “Nuove tecnologie e reati in materia economicofinanziaria: dal cyberlaundering alle frodi negli strumenti di pagamento elettronici e nell’accesso del credito”, del Centro IUSTec del Dipartimento di Scienze Giuridiche.

Da Gennaio 2013 a Dicembre 2021 è stato, inoltre, Avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati di Verona.

Ha trascorsi periodi di ricerca presso il Max Planck Institute for the Study of Crime, Security and Law e il centro Crimina dell’Università Miguel Hernandez di Elche. È autrice della monografia “La tutela penale della sicurezza degli scambi economici digitali” (ebook-cod. ISBN 9788899957025) e di numerosi saggi ed interventi convegnistici su vari temi relativi alla criminalità economica ed informatica, con attenzione particolare alla Software Security, alle sfide sollevate dalle nuove tecnologie, quali Blockchain, IoT e IoE, e dall’Intelligenza Artificiale implementata nei contesti della sicurezza e mobilità urbana. Per informazioni più complete si rimanda alla seguente pagina istituzionale:

https://www.dsg.univr.it/?ent=persona&id=8384&lang=it#tab-presentazione

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Marco Mattia

Dott. Marco Mattia, dottorando in diritto penale presso l’Università di Verona sul tema di ricerca dei risvolti penalistici sottesi alla disinformazione digitale e al fenomeno della diffusione di fake news in rete. Autore di diverse pubblicazioni e interventi sulle seguenti tematiche: causalità, teorie dell’imputazione e interazioni psichiche nel diritto penale; reati contro la persona; rapporti tra diritto penale e nuove tecnologie; settarismi digitali e condizionamenti psichici nel cyberspace.

Dottorando di ricerca in diritto penale in presso l’Università di Verona, con progetto di ricerca dal titolo: «La rilevanza dei fattori psico-emotivi all'interno del moderno sistema dell'imputazione penale, con riferimento alle recenti questioni poste dalle Intelligenze Artificiali. Una nuova prospettiva meta-teorica del diritto penale?». Già collaboratore e cultore della materia presso le cattedre di diritto penale dell’Università del Salento e dell’Università di Bergamo. Autore di diverse pubblicazioni di diritto penale sui seguenti temi di ricerca: causalità, teorie dell’imputazione e interazioni psichiche nel diritto penale; reati contro la persona; rapporti tra diritto penale e nuove tecnologie; risvolti penali della disinformazione digitale e del discorso d’odio. Ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense nell’ottobre 2022. Per il curriculum completo si rimanda al sito istituzionale dell’Università di Verona.

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Dottoranda di ricerca in diritto penale presso l’Università di Verona con un progetto di tesi intitolato «Algoritmizzazione dei mercati finanziari, abusi di mercato e criteri di imputazione penale all’epoca delle strategie High-frequency trading». Dopo la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Padova nel 2019, ha avviato la propria collaborazione in qualità di cultrice della materia per le cattedre di Diritto Penale 2, Diritto Penale Commerciale e Diritto Penale, Robotica e intelligenza artificiale presso la medesima Università, prima di intraprendere il percorso dottorale nel 2021. Svolge altresì la professione di avvocato presso il Foro di Milano occupandosi principalmente di diritto penale d’impresa. Nell’ambito del percorso di dottorato ha trascorso un soggiorno all’estero in qualità di Visiting Research Student presso il King’s College di Londra.

I suoi interessi di ricerca si concentrano, in prevalenza, sul diritto penale dell’economia e sul rapporto tra sviluppo tecnologico e criminalità d’impresa.

Per l’elenco delle pubblicazioni si rinvia al sito istituzionale dell’Università di Verona: https://www.dsg.univr.it/?ent=persona&id=71503

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È attualmente assegnista di ricerca in diritto penale presso l’Università di Verona. Ha conseguito il dottorato di ricerca e il titolo di Doctor Europaeus in scienze giuridiche europee ed internazionali a luglio 2022 presso la stessa Università. Membro dei Young Penalists dell’Association International de Droit Pénal (AIDP), nell’ambito della quale ha partecipato a diversi lavori. Negli anni ha svolto diversi periodi di ricerca all’estero, presso l’Università di Freiburg im Breisgau, Germania, e presso il Max Planck Institute for the Study of Crime, Security and Law. Le linee della sua ricerca si concentrano sull’intersezione tra il diritto penale e le sfide aperte dalla rivoluzione digitale. È co-curatrice assieme al prof. Lorenzo Picotti del fascicolo monografico n. 1/2023 della Revue Internationale de Droit Pénal su “Traditional Criminal Law Categories and AI: Crisis or Palingenesis?”. È autrice di diversi saggi scientifici dedicati allo studio dei rapporti tra diritto penale e tecnologie digitali, in specie inerenti alla responsabilità penale delle piattaforme online, ai profili penali legati all’Intelligenza Artificiale, nonché alle aggressioni sessuali realizzate in rete. Per i prodotti della ricerca si rimanda al sito istituzionale.